Le “tracce lontane” della Festa di San Michele
Le manifestazioni popolari che divengono festività ricorrenti a varia cadenza (annuale o pluriennale), rimandano a tradizioni antiche e alla memoria di vecchie sagre che, il più delle volte, associavano il sacro al profano e si concludevano quasi sempre in piazza.
Musiche, canti, giochi, sfilate, processioni si alternavano in uno o più giorni di festa e costituivano un richiamo costante di gente non solo dei paesi interessati, ma anche delle zone circonvicine.
La Festa del San Michele, nata in un contesto prevalentemente religioso, abbina, sin dalla sua nascita, anche elementi non strettamente connessi alle ritualità religiose. Infatti, in vecchi atti comunali risalenti al 1539 si parla di Giovanni detto di Buriasse di Biasio di Carmignano, che nella sua veste di Camarlingo Generale del Comune, sborsa ben Lire 13 e Soldi 14 per acquistare la cera per i festeggiamenti di San Michele, Santo Patrono del paese. Tutta questa cera doveva servire per illuminare non soltanto la Chiesa ma forse anche le piazze e le strade del Castello per qualche giocosa manifestazione.
Altro elemento che riduce la portata esclusivamente sacra della Festa di San Michele delle origini è il rituale dell'innalzamento dei pennoni. I pennoni (specie gli stendardi di forma allungata) si esponevano generalmente in occasione di ricorrenze di particolare importanza non solo sacra. Inoltre i pennonieriricevevano una paga (in una nota di spese si recita "pennonieri per loro salario in tutto Lire 16") impensabile per una ricorrenza religiosa.
Tutto ciò induce a ritenere che la ricorrenza del Santo Patrono avesse una sua celebrazione, sia pur modesta, anche al di fuori della Chiesa, in un contesto sicuramente non paragonabile a quello odierno.
Arrigo Rigoli, in un suo scritto del 1964 sul San Michele, richiama tradizioni risalenti al XII secolo, ma salvo le poche notizie sopra ricordate non vi sono elementi validi per avallare tale tesi.
La Festa di San Michele: 80 anni di storia …
Istituzione e nascita dei quattro Rioni
La festa, come oggi si celebra, fu istituita nell'anno 1932 dall'Organizzazione Nazionale Dopolavoro del Fascio di Carmignano, inizialmente come corteo delle rificolone, poi come corteo folcloristico al quale fu abbinata una corsa dei ciuchi.
Le autorità comunali che nel 1932, quindi, istituirono la festa, cercando di costruire da una parte un contorno storico che affondava le sue radici nel medioevo per dare maggior importanza all'iniziativa, nonostante mancasse qualunque documentazione a riguardo e, dall'altra, una manifestazione che convogliasse l'attenzione e il consenso di tutto il Comune comprese le frazioni, nonostante a queste non importasse molto del Santo Patrono di Carmignano. La partecipazione crebbe, ma essendo più imposta che sentita non diede i risultati sperati. Si cercò quindi di far leva sul più sentito agonismo locale.
L'esperienza durò per tre anni, fino al 1934, quando il Comitato Festeggiamenti riconsiderò la questione e cambiò radicalmente l'organizzazione della Festa. Carmignano - capoluogo che per motivi urbanistici e storici e per le profonde interrelazioni sociali – inglobò la frazione di Santa Cristina a Mezzana e le località di Montalbiolo, La Serra e Verghereto e fu così ripartita in quattro zone rionali alle quali furono assegnati un colore ed un simbolo che li caratterizzasse:
Al Rione Bianco venne dato come simbolo il Campano, avendo nel proprio territorio l'antica rocca. A questo Rione fu assegnato il colore Bianco, colore della pace, perché la locazione zonale, prettamente agricola, era fra le più serene e distensive di Carmignano. Il Rione comprende Via Bellini, Via Chiti, Via Vergheretana, il Castello, Marcignano, l'intera frazione di Santa Cristina a Mezzana e Verghereto. Viene detto Rione della Torre.
Al Rione Celeste venne dato come simbolo la spada e la bilancia dell'Arcangelo, avendo nel proprio territorio la Prepositura di San Michele e per questo motivo gli fu assegnato il colore Celeste, colore del cielo. Il Rione comprende oltre a via Modesti e il Viale Parenti, anche i Renacci, la Vergine, Montalbiolo, il Bagno e tutta la frazione de La Serra. Viene detto Rione dell'Arcangelo.
Al Rione Giallo venne dato come simbolo il leone rampante simbolo del Comune, avendo nel proprio territorio il municipio. A questo Rione fu assegnato il colore Giallo, colore dell'oro, perché al proprio interno vivevano allora le persone più abbienti ed i commercianti paesani. Il Rione comprende, oltre a Via Roma, le piazze Matteotti e Vittorio Emanuele II, cuore della Festa di San Michele. Viene detto Rione del Leone.
Al Rione Verde infine venne dato come simbolo l'incudine e il martello, avendo nel proprio territorio le botteghe artigiane. A questo Rione fu assegnato il colore Verde, colore della povertà e della speranza, poiché i residenti della contrada costituivano la parte meno abbiente della popolazione. Il Rione si estende per le Vie Redi, Ser Lapo Mazzei, Pontormo e la Piazza Niccolini, la parte "di sotto" del paese. Viene detto Rione dell'Arte.
Nel 1939 i prodromi del conflitto mondiale consigliarono una sospensione della manifestazione che purtroppo si tramutò in una silenziosa interruzione fino alla metà degli anni '50 (1957). Da allora, con più o meno lunghe pause, la festa ha ripetuto gli antichi fasti fino a giungere agli anni '80, che hanno segnato la sua ripresa costante nella formula delle attuali tre serate. Infatti fin dagli anni '30 ed anche al suo ripristino negli anni '50, la festa si concentrava in una sola giornata - il 29 settembre, giorno del patrono San Michele - con la corsa dei ciuchi al pomeriggio ed il corteo folcloristico in tarda serata.
Il Palio dei Ciuchi
Il Palio dei Ciuchi si correva agli inizi per una sola volta sul tratto di strada che da "Torcicoda" giungeva all'inizio della Piazza del Comune, mentre oggi si corre al centro della piazza in un circuito ripetuto quattro volte per due serate notturne e una pomeridiana.
Fino agli anni '80 al termine della corsa dei ciuchi non era neppure contemplata la consegna del Palio, come invece avviene oggi. La vittoria veniva infatti assegnata nominalmente al Rione.
La sfilata
Sempre agli inizi il corteo folcloristico prendeva il via da Viale Parenti, sfilava lungo la Piazza fino a Torcicoda e poi, ricompostosi, ripeteva in senso inverso lo stesso percorso.
Oggi la sfilata folcloristica completa lo stesso percorso, animando le scene principali della rappresentazione nella piazza centrale, senza però ripetersi in senso inverso.
Non c'erano, inoltre, come oggi, né tribune né posti distinti. Solo nel 1937 si predispose un palco ad uso di un gruppo di ufficiali tedeschi, ospiti del Governo Italiano, portati da Firenze ad assistere alla manifestazione carmignanese.
Il San Michele oggi
La festa si svolge nell'ambito di tre serate una delle quali è sempre il 29 settembre, giorno del Patrono; ogni sera i quattro rioni presentano la propria sfilata al pubblico, in un tempo massimo di trenta minuti ciascuno.
Cinque giurati per sera hanno il compito di giudicare il lavoro dei Rioni stilando una classifica personale in base alle musiche, ai costumi, ai carri e alle coreografie. Al primo vanno 5 punti, 3 al secondo, 2 al terzo e 1 al quarto.
Al termine delle quattro sfilate si corre il Palio dei Ciuchi. Quattro fantini, montando a pelo i propri ronzini, percorrono quattro giri della piazza. Alla fine dell'ultimo giro, affinché sia valida la vittoria, il fantino che arriva per primo deve sfondare con le mani un cerchio di carta posto al traguardo. Come da regolamento, viene assegnato un punteggio in base all'ordine di arrivo: 4 punti al primo - 3 punti al secondo - 2 punti al terzo - 1 punto al quarto. Al termine delle tre sere il fantino che ha totalizzato il punteggio maggiore si aggiudica l'ambito Palio.
Atto conclusivo della festa è la proclamazione, da parte del Sindaco, del Rione vincitore della sfilata, decretato dalla somma dei piazzamenti ottenuti durante le tre sere. La contrada che ha totalizzato più preferenze rispetto alle altre sarà premiata con un trofeo raffigurante il Patrono San Michele.
Ecco come finì l'ultima edizione
Qui sopra Adriano Spinelli fantino del Rione Bianco e il Caporione Gianluca Benelli, alzano al cielo il trofeo appena conquistato.
"L'ultimo colore", la sfilata omaggio alla vita e alle opere di Gino Balena, è la miglior rappresentazione del San Michele 2013.
E' il cappotto che bissa quello del 2003 quando i bianchi si imposero con la sfilata musical dedicata a Quinto Martini.
Adriano Spinelli fantino del Rione Bianco conclude primo anche la terza e ultima corsa del Palio dei Ciuchi. I Rionali della Torre possono festeggiare! Il Palio torna nelle loro mani dopo 8 anni di attesa.
Per Adriano è il quinto Palio della sua carriera.
Le foto sono gentilmente concesse da
Alberto Sforazzini Fotografo - Via Giotto - Poggio a Caiano